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Il Concorso Internazionale dei Grassoni si svolge ogni 2 anni alla Locanda La Posta a Cavour (TO), con il famoso Pranzo Pantagruelico e la pesa dei grassoni per decretare i nuovi Mister e Miss Informissima |
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Concorso Internazionale dei Grassoni® |
"Forme in Forma" |
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“Forme in Forma”
è il felice slogan che pone in positivo l’immagine dei “grassoni” che da ormai sessant’anni si incontrano per il Concorso internazionale a Cavour nella storica Locanda La Posta®.
Ed è anche il tema della mostra di pittura per gli alunni delle scuole,
dalle materne in poi che si terrà presso la Sala Comunale durante il Concorso. |
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L’ideale del bello |
In tutte le epoche, il fluttuare del gusto nei confronti del dualismo tra Magro e Grasso risulta quasi sempre una questione puramente “modaiola”.
Tra anoressico e pingue, il canone del bello è sempre stato altalenante a favore dell’uno e dell’altro, dalla anoressica Twiggy negli anni sessanta alle maggiorate e giunoniche dive di altri periodi e di altre epoche. Invece, nell’arte, si va dalle filiformi ascetiche sculture di Giacometti, alle boteriano opulenti e serene immagini dell’artista boliviano. Il processo estetico antropomorfico non pone più limiti all’immaginario nei confronti della forma e della armonia.
L’ideale classico del “bello”, quello di Fidia come quello rinascimentale fino alle soglie del ‘900 è rimasto con regole pressapoco immutate.
Solo nella prima metà del secolo scorso, le forme si frantumano, si dirompono per ricostruirsi sulle tele e nella materia, dando immagini più vicine al pensiero e creando nuove armonie.
L’esigenza dell’artista è di esprimere la ragione di una visione più vicina a concetti filosofici, scientifici e psicologici maturati in quel momento e questo ha dato vita all’arte Moderna e Contemporanea.
“Tutto porta il tempo e mutando si riposa” è la riflessione che Eschilo pone nei confronti evolutivi dei cambiamenti e sono proprio i giovani che, padroni del loro “tempo”, danno le immagini che lo infirmano. I migliori produrranno le opere che storicizzeranno la loro epoca. Se sapranno porre nelle loro opere le nuove intuizioni, le loro speranze e la poesia che leggeranno con i loro occhi nelle cose daranno una nuova visione del mondo, e questo sarà di conforto e gioia al non facile percorso della vita. |
Mario Borgna |
Mostra di Pittura
“OMAGGIO A BOTERO”
di Ezio Gribaudo
inaugurazione venerdì 5 maggio ore 21,00 presso il salone comunale.
La mostra rimarrà aperta tutta la settimana. |
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La sindrome della perfezione |
Pingue nel senso di esteticamente appetibile è la metafora che l’arte nel passato ha declinato nelle forme del ricco, del fecondo, del grasso e del lauto. L’ha fatto senza arrivare all’equivalenza con il perfetto, che invece cerca Fernando Botero, il quale arrotonda le sue figure per portarle alla compiutezza del cerchio. Gli studi giovanili su Giotto e la mitica circonferenza tracciata dal pastorello, lo portano a rendere i suoi personaggi inscrivibili nell’aurea forma, tutti curve e niente spigoli, per non urtare un mondo assoluto, non privo di drammi sostanziali ma non formali. Fare il verso alla perfezione aspirata da Botero significa infrangere quel sogno per ricrearne uno più buffo, esasperato. E’ ciò che ha fatto Ezio Gribaudo, che ha creato una sorta di commedia umana dove ironicamente tanti grassi sfilano incredibilmente sotto le rotative della tipografia, per uscirne in modo tanto etereo da diventare trasparenti; ovvero ha visto le prove di stampa per la grande monografia Fabbri che stava preparando su Botero, tirate su pochi fogli di prova al fine di risparmiare la preziosa carta. Carte che risultavano come un caleidoscopio nel quale si moltiplicano le figure, si sovrappongono fra loro e con le parole del testo, creando un obeso rutilante mondo, meno perfetto ma più irriverente. Gribaudo conobbe Botero nel 1986, in occasione della mostra milanese del colombiano, al quale propose immediatamente una monografia, uscita nel 1988, alla quale seguirono nel tempo altre venticinque pubblicazioni in tutte le lingue. Con impertinenza Gribaudo compie dei d’après Botero e, come un guastatore, ne mette in crisi la tonda perfezione, ritagliando parte di queste prove di stampa creando collage con gli immancabili flani, formando dei grassi “teatri della memoria”, naïf quanto gli ex voto e nei quali esaspera ironicamente il kitsch. Queste opere, esposte per la prima volta nel 1998, risultano come foto collettive nelle quali le originali figure umoristiche e grottesche del compagno di viaggio in Colombia, giocano in un mondo autoreferenziale, d’infiniti rispecchiamenti, dove l’immaginario altrui è fatto proprio. |
Adriano Olivieri |
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